Oggi voglio parlarti di una storia zen che mi ha particolarmente colpito. Non lasciarti ingannare dal titolo: non intendo esortarti ad uccidere realmente una mucca! Si tratta ovviamente di un aneddoto che, attraverso il simbolismo della mucca, ci può risvegliare dal torpore in cui la routine ci intrappola. D’altronde, le storie zen, nonostante la loro semplicità, offrono sempre una preziosa occasione di riflessione. Ci forniscono degli spunti educativi molto interessanti ed efficaci su cui meditare per crescere e migliorare. Talvolta addirittura illuminanti.
Quindi, senza perderci in ulteriori chiacchiere, ti riporto qui sotto la storia zen in questione e ancora più sotto troverai le mie osservazioni, gli insegnamenti che ne possiamo trarre e in che modo metterli in pratica.
Il racconto zen della mucca
C’era una volta un maestro Zen, che una volta all’anno si recava in visita alle terre nella regione dove il suo monastero era sito.
Un giorno, mentre camminava nella campagna con un discepolo, ad un tratto si imbatté in un’umile casa di legno, abitata da una coppia e dai loro due figli.
Tutti erano vestiti miseramente, con abiti sporchi e strappati.
Avevano i piedi nudi e sia la casa che la terra circostante mostravano una condizione di estrema povertà.
Il maestro e il discepolo furono accolti dalla famiglia, ma con estremo rammarico il padre disse al maestro: “Siamo poveri, non abbiamo che da offrirvi una minestra e per fare ciò i nostri due figli non potranno avere la loro. Tutto ciò che abbiamo è una mucca che ci dà il latte ogni giorno. Una parte del latte serve a noi per vivere, l’altra parte la vendiamo per poter pagare le spese. In questo modo sopravviviamo.”
Il maestro ed il discepolo si fermarono per la cena e al termine, dopo aver ringraziato la famiglia per il loro buon cuore, salutarono ed uscirono.
Allontanandosi il maestro disse al discepolo: “Cerca la mucca, portala in cima alla scogliera e spingila giù dal burrone”.
Il discepolo trasalì, perché la mucca era l’unico mezzo di sussistenza di quella povera famiglia, ma ubbidì al maestro e con grande rammarico spinse la mucca nel precipizio.
Passarono gli anni ed il maestro morì.
Un giorno il discepolo che era diventato monaco, decise di tornare in quel luogo per scoprire cosa la sorte avesse riservato a quella povera famiglia.
Avvicinandosi a quel luogo iniziò a vedere campi coltivati, una bella casa, una stalla e molti bambini che giocavano in un bellissimo giardino.
Il monaco fu sorpreso, credendo che quella povera famiglia avesse dovuto vendere tutto per sopravvivere.
Poi chiese al padre di famiglia quello che era successo e lui, con un sorriso rispose: “Avevamo una mucca che ci dava il latte e grazie a quella sopravvivevamo. Una notte la mucca cadde dal dirupo e morì. Così da quel giorno siamo stati costretti a fare nuove cose, a coltivare la terra, a costruire utensili e a sviluppare nuove abilità che non sapevano neanche di avere. In questo modo, seppure con molta fatica, abbiamo cominciato a prosperare e le nostre vite sono cambiate”.
Gli insegnamenti della storia zen della mucca
Cosa ci insegna questa storia zen? Innanzitutto che non dobbiamo restare ancorati a vita alle nostre routine. Certo, ci sono anche routine positive, che aiutano ad essere costanti, come ad esempio quelle sportive. Io sono un runner e ogni giorno vado a correre percorrendo più o meno sempre la stessa strada. È una routine, può sembrare noiosa, ma mi aiuta a fare sport e a restare in forma. Non è questo tipo di routine però a cui si riferisce la storia zen della mucca, bensì a quelle finte certezze su cui ci aggrappiamo, a quelle piccole o grandi cose che pensiamo siano il nostro tutto nonostante ci tarpino le ali, costringendoci a restare fermi, senza mai evolvere.
La gente si aggrappa all’abitudine come ad uno scoglio, quando invece dovrebbe staccarsi e buttarsi in mare. E vivere.Charles Bukowski
Quindi, se vuoi sapere concretamente cosa fare, ti suggerisco innanzitutto di iniziare a individuare la tua “mucca”: già riuscire ad avere consapevolezza dell’esistenza di una “mucca” che in qualche modo ti sta bloccando è un primo passo fondamentale per liberartene. Solitamente la “mucca” è qualcosa che senti che ti sta causando infelicità o insoddisfazione. Può trattarsi di una relazione di coppia, di una dinamica familiare o sociale, di un lavoro, di un’attività. O di un qualunque altro percorso che hai intrapreso, e dal quale hai difficoltà a liberarti.
Insomma, cerca di individuare cos’è che sta bloccando il tuo potenziale, cos’è che ti limita nella vita e non ti consente di spiccare il volo. Cos’è che assorbe il tuo tempo non consentendoti di cogliere le occasioni di miglioramento che si presentano. E facendo quest’analisi, sii il più sincero possibile con te stesso: includi nella lista delle tue “mucche” anche tutto quello che apparentemente ti sembra necessario e sicuro; un po’ come la mucca nella storia zen che era l’unica fonte di sostentamento per la famiglia. Considera che anche ciò che ti fa sentire a tuo agio non è detto che sia la cosa giusta per te, in quanto potrebbe trattarsi della tua zona di comfort in cui stai soltanto apparentemente bene, nonostante la totale mancanza di progressi.
Cosa succede una volta uccisa la “mucca”
Quando uccidi la tua “mucca” compi un atto di coraggio e ti predisponi al successo: come ci insegna anche Napoleon Hill, l’autore del famosissimo libro Pensa e arricchisci te stesso (che ti consiglio vivamente di leggere), chiunque voglia riuscire a vincere in un’impresa, deve essere disposto a bruciare le sue navi e tagliare i ponti per impedirsi di tornare sui suoi passi. Solo così facendo si può assicurare di mantenere lo stato mentale di “ardente desiderio di farcela”, che è essenziale per il successo.
Pertanto, l’ideale sarebbe che ti metessi nella condizione di non poter più tornare indietro, di dover per forza trovare delle alternative, un po’ come la famiglia nel racconto zen della mucca, la quale ha dovuto per forza di cose darsi da fare percorrendo nuove strade.
Pensa inoltre a cosa sarebbe successo se la famiglia non avesse perso la mucca. Avrebbe semplicemente continuato a vivere alla giornata, tirando avanti e restando inevitabilmente povera, il tutto senza nemmeno immaginare di avere del potenziale sommerso attraverso il quale evolvere e prosperare. L’apparente tragedia di perdere la mucca, in realtà si è rivelata essere una grande opportunità. È stato l’inizio di un nuovo percorso.
Quando uccidi la tua “mucca” scopri pertanto delle qualità che non immaginavi nemmeno di avere. Ti rendi conto che hai delle capacità che semplicemente non stai sfruttando e capitalizzando. Delle capacità che stai decidendo deliberatamente di non usare. Chiaramente non puoi aspettare che nella tua vita arrivi un maestro ad ucciderti la “mucca”. Devi farlo tu; sei tu il maestro di te stesso! Sei tu il padrone della tua vita, l’unico responsabile di ciò che sei. L’unico che può prendere le redini della tua vita, compiendo anche delle scelte “shock”, di rottura.
Conclusioni
Quindi smetti dl lamentarti, accettando passivamente una vita che non ti aggrada, la cui prospettiva è grama e faticosa. Hai delle potenzialità che non stai sfruttando, che puoi far emergere solo uscendo al di fuori delle tue apparenti certezze. Non hai limiti: fai questo passo, getta in fondo al burrone le tue “mucche”. Quando la prossima volta dovrai prendere una decisione, non ascoltare la vocina che ti blocca, ma agisci e cambia!
Libri consigliati
La cultura zen giapponese regala numerose brevi e piacevoli storie che possono essere lette e rilette per aiutare la meditazione e raggiungere così l’illuminazione. Ecco i migliori 3 libri che raccolgono storie zen.
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