Se dovessimo darci un voto che va da 0 a 10 per valutare la nostra persona e le nostre qualità, quanto ci daremmo? In molti risponderebbero con un voto positivo o quanto meno sufficiente, ritenendosi mediamente soddisfatti della propria vita e del proprio successo in generale. Altri, però, non sarebbero così entusiasti, ma anzi manifesterebbero diversi segnali di disagio e di bassa autostima, condizioni quest’ultime che incidono profondamente sulla propria capacità di realizzarsi e sulle relazioni interpersonali, nonostante l’impegno e la determinazione.
Alzi la mano chi non ha mai sentito il proprio insegnante, allenatore sportivo o genitore parlare di migliorare l’autostima, non sapendo, però, che cosa volesse realmente significare questo termine. Quando parliamo di autostima, dobbiamo prestare attenzione al termine stesso, poiché significa letteralmente “stima di se stesso” e indica colui o colei che gode di un buon benessere personale. L’autostima non è né un sentimento, né un modo di essere, ma rappresenta una dimensione situata alla base della personalità di ognuno di noi: tutti quanti possediamo questa dimensione, la quale può essere sviluppata nel corso della vita in modo più o meno corretto, influenzando decisamente la nostra vita e il nostro modo di essere.
Il più grande ostacolo alla crescita personale – nonché uno dei principali problemi della vita umana – è senza dubbio la paura. La paura ci priva della felicità. Ci fa agire molto al di sotto delle nostre potenzialità. È la fonte primaria delle emozioni negative che proviamo e dei problemi nelle relazioni interpersonali.
La maggior parte delle volte ottieni o perdi ciò che desideri in situazioni “faccia a faccia”. Ad esempio: quando fai domanda per un posto di lavoro, generalmente il confronto è fra te e un’altra persona che, dovendo decidere se assumerti o meno, ha il potere di dire di sì o di no.
La maggior parte della gente tende a ricordarsi i propri insuccessi più dei successi. Questo avviene perché solitamente c’è più intensità emotiva attorno agli errori anziché riguardo ai successi. Ad esempio: a scuola molti insegnanti contrassegnano le risposte sbagliate degli alunni con una “X”, anziché segnalare quelle giuste con un segno di spunta o un asterisco. Nello sport, i coach spesso urlano contro chi sbaglia, e la stessa cosa capita nel lavoro e nella vita privata. Sembra che i tuoi sbagli siano sempre evidenziati, mentre le vittorie passino inosservate o comunque non ricevano la giusta celebrazione.