“Tu accontentati, io mi prendo tutto quello che posso […] Il mondo, chico… E tutto quello che c’è dentro” è una celebre frase tratta dal film Scarface. A pronunciarla è il protagonista, Tony Montana, interpretato dall’attore Al Pacino, mentre risponde ad un suo amico che gli dice di accontentarsi di quello che ha.
Ecco il video della scena:
“Tu accontentati, io mi prendo tutto quello che posso […] Il mondo, chico… E tutto quello che c’è dentro”: ci sono degli spunti di riflessione per la tua crescita personale che si possono trarre da questa frase
Questa frase mi ha ispirato, al di là dei contenuti del film che tratta tematiche diametralmente opposte alla crescita personale. Dunque, premessa fondamentale: non è mia intenzione erigere il protagonista di Scarface a modello da seguire! Ma la scena – di per sé – rappresenta un ottimo spunto di riflessione.
Accontentarsi non è sempre giusto
Quando si parla di “accontentarsi” è bene considerare il valore positivo che assume questo atteggiamento in termini di “gratitudine”, e non di “sopportazione” o “ridimensionamento”. Sicuramente bisogna saper apprezzare ed essere felici di quello che già si possiede, ma questo non dovrebbe mai diventare un alibi per non migliorarsi. Accettare se stessi manifestando gratitudine per quello che già si possiede deve essere un punto di partenza, e non di arrivo! L’errore che fanno le persone quando si accontentano è quello di considerarsi “arrivate” convincendosi che in fondo le cose vanno bene così come stanno, anche se in realtà desiderano – nel loro profondo – una vita migliore. In pratica, accettano di ridimensionarsi o di sopportare una situazione che non le soddisfa soltanto perché non vogliono sacrificarsi a percorrere quel “miglio in più” che conferirebbe loro il potere di raggiungere uno standard di vita più elevato.
Ritengo che non sia affatto giusto accontentarsi se si può avere di più. Perché sopportare una situazione che non ci va bene se possiamo vivere più serenamente?
Attenzione alle false dicotomie
Un altro spunto di riflessione derivante dalla frase “Tu accontentati, io mi prendo tutto quello che posso […] Il mondo, chico… E tutto quello che c’è dentro“ è il seguente: spesso ci accontentiamo perché crediamo – erroneamente – che si debba per forza decidere tra due “opzioni”, abbracciando in tal modo una visione della vita basata sul concetto “o bianco o nero”. Ma il mondo non è o bianco o nero; il mondo è pieno di colori, e infinite sono le sue sfumature. Una siffatta semplificazione è totalmente ingiustificata e improduttiva, anche perché siamo in continuo divenire e numerosi sono i cambiamenti che sperimentiamo nella nostra esistenza. Dunque non ci si può ancorare ad una visione della vita così “rigida” e “ferma”; occorre essere dinamici, valorizzando le infinite sfumature che il mondo ci offre.
Le false dicotomie sono un modello della realtà alquanto limitato: se c’è un problema da risolvere, perché limitarsi a dover scegliere tra due soluzioni alternative? Se potenzialmente le soluzioni possono essere più di due, perché non prenderle tutte quante in considerazione? L’incapacità di vedere e di considerare ulteriori scenari rappresenta un forte limite alla crescita personale. La risposta a molte situazioni problematiche non risiede, quindi, nella “o” intesa con valore di disgiunzione, ma nella “e” congiunzione.
Evita di importi delle scelte in modo pregiudizievole. Ecco alcuni esempi di pregiudizi fondati sulle false dicotomie ai quali non dovresti mai dar credito:
- Se una donna è bella, non può essere intelligente.
- Se una persona è ricca, non può essere una brava persona e sarà sicuramente disonesta o avida.
- Se uno studente universitario vuole laurearsi in tempo, deve accontentarsi di voti bassi.
- Meglio felici per sbaglio che tristi per scelta.
Queste dicotomie – che limitano la realizzazione di se stessi – non mi piacciono affatto; pertanto preferisco pensarla diversamente:
- Se una donna è bella, può essere anche intelligente.
- Se una persona è ricca, può essere anche una persona perbene, generosa e impegnata in attività benefiche.
- Se uno studente universitario si affida ad un valido metodo di studio e si impegna seriamente nel valorizzare le sue capacità, si può senz’altro laureare in tempo e con il massimo dei voti.
- Non voglio essere né felice per sbaglio né triste per scelta; voglio essere felice per scelta!
Perché mai dovrei darmi una priorità unica se posso darmi più priorità contemporaneamente?
Tu accontentati, io mi prendo tutto quello che posso: voglio il mondo e tutto quello che c’è dentro!